venerdì 22 maggio 2015

Trent'anni in un secondo


Questo non vuole essere un post prolisso e vagamente polemico anche perchè, in tutta sincerità, non ho più le forze per essere arrabbiato con il mondo. Quindi per una volta metto da parte il rancore, la tristezza e l'incertezza del mio futuro (sempre a causa di quell'assurda burocrazia), e voglio scrivere due righe sull'avere trent'anni nel 2015. 


Sono arrivato a questo "traguardo" con molto rammarico accorgendomi che forse non ho mai vissuto nel pieno della sua bellezza e spensieratezza i famigerati ruggenti venti. Sono sempre stato un ragazzo responsabile, troppo timoroso ed ansioso, con la testa sulle spalle soprattutto senza grilli per la testa. Compiere dunque trent'anni nel 2015 è un traguardo speciale, quasi conquistato.  

Nell'era dei social network, degli smartphone dei jeans con i risvolti e dello streaming, io mi sento quasi un pesce fuor d'acqua, il motivo? noto che i giovani di oggi sono senza valore. Io che sono cresciuto in seno agli anni '90 in un epoca dove tutto era diverso, dove c'era il valore dell'amicizia, dove avere 20 mila lire nel portafoglio ti faceva sentire la persona più ricca del mondo e mentre Britney Spears cantava "Baby One More Time", raggiungere a tutti gli effetti l'eta adulta in un momento di crisi intellettuale e culturale, ti fa quasi sentire un extraterrestre. 

Vedere alcuni dei miei coetanei seguire svogliatamente le mode del momento perchè "fa figo", io che sono ancorato ad un diverso  modo di vedere le cose, mi fa strano vivere la quotidianità. Infatti sono sempre pensieroso e lunato perchè non riesco a calarmi perfettamente negli usi e costumi di una modernità che cresce in fretta, e soprattutto che non è cucita sulle mie gracili spalle. 

Non so se sarà la mentalità italiana ed il mio amore per la cultura anglosassone ma, per un trent'enne vivere in un 2015 che non sente suo, è un'esperienza quasi mistica. Ciò che mi fa andare avanti è la consapevolezza di essermi circondato di persone che non amano la loro terra, che vedono ben oltre la piccola città di provincia e soprattutto che, come me, sognano di poter realizzare i propri sogni. Emozioni queste che la mattina del 20 maggio mi hanno sovrastato, mi hanno fatto ridere e piangere allo stesso tempo. La giornata infatti è stata strana, molto strana. Gioa e felicità da una parte,  rancori dall'altra Ma la sera quando ho visto i volti ed i sorrisi dei miei amici, per qualche ora tutto è svanito: sia lo spettro del  lavoro che c'è ma è vagamente retribuito, sia tutto il malcontento di quelle persone che provano invidia verso di me (forse perchè si sentono inferiori rispetto alla mia buona cultura), tutto è stato bello come se il mondo ed i problemi non esistessero. 

Ed la torta ed i regali - obbiettivamente - hanno fatto il resto! 


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